I minerali e il loro uso nella medicina fin dall'antichità

Fin dai tempi antichi l’uomo ha cercato negli elementi che aveva più vicino dei rimedi alle proprie malattie, quindi le piante principalmente, ma anche le pietre. Il documento più antico che si conosca a tal proposito è la tavoletta sumera di Nippur, fatto di argilla e scritto in caratteri cuneiformi, databile intorno al 2200 A.C.. Questa menziona anche prescrizioni e medicamenti di cui oltre cento sono di origine minerale.
Le pratiche della medicina si ritrovano anche nell’antico Egitto, in realtà molto più evolute di quanto si potrebbe pensare, tanto che in quel periodo già si conoscevano malattie complesse, si utilizzano anestetici, forse pezzetti di bitume, e si utilizzavano strumenti affini a quelli della moderna chirurgia.
I rimedi tramite le pietre erano utilizzati anche nell’antico Egitto, quindi, e sono in descritti in alcuni papiri, anche risalenti al 1500 A.C. come il papiro Ebers.

Questo è uno dei più importanti documenti scritti di quella civiltà, misura più di 20 metri di lunghezza e 20 centimetri di larghezza, contiene un elenco con patologie e relative cure, dalla tosse ai problemi cardiaci, con circa novecento ricette di farmaci.

Trattamenti a base di minerali per diverse malattie: lo zolfo si impiegava per patologie della pelle, il mercurio per unguenti contro malattie quali la sifilide, sali di antimonio, invece, per la cura delle infezioni oculari e per la protezione degli occhi.

Sempre in Egitto, alcuni minerali servivano anche da cosmetici, il verde della malachite e l’azzurro di lapislazzuli e azzurrite servivano per colorare gli occhi. Quest’uso è stato mantenuto per moltissimi secoli, in pratica fino all’apparizione di coloranti artificiali.
Riguardo i greci e i romani, fra i rimedi principali, vi erano le argille. Il primo medico a classificare argille e terre medicinali è stato il greco Ippocrate, considerato il padre della medicina.
Il medico romano Galeno, invece, è considerato il padre della farmacia (i medicinali portano il suo nome, “galenici”) e usava conservare in cantina i propri rimedi.
Fra i minerali utilizzati vi era la pietra pomice, che serviva per la depilazione di uomini e donne, ma anche per la pulizia dei denti.
Durante il Rinascimento i minerali venivano associati alla magia e spesso erano utilizzati con criteri poco scientifici. Fu lo sviluppo della chimica a contribuire all’evoluzione della farmacologia. Nel XVI secolo, il medico e alchimista Paracelso, fu il primo ad utilizzare la combinazione di minerali per ottenere medicamenti e a lui si deve l’idea che le malattie sono causate da agenti esterni al corpo e non da squilibri degli umori.

In queste epoche, comunque, stretti fra superstizioni e conoscenze superficiali delle materie, si avevano utilizzi pericolosi o controproducenti dei minerali in ambito medico, come il piombo per curare patologie polmonari. Con il secolo XVIII° l’alchimia viene messa da parte e la medicina inizia ad assumere le caratteristiche di vera e propria scienza. Attualmente una trentina di minerali sono utilizzati come principi attivi in preparazioni farmaceutiche o nella diagnostica, ma gli usi sono ampi. Ad esempio il gesso è materiale comunemente utilizzato in odontologia e in traumatologia.
Ulteriori utilizzi di minerali si trovano nella radiodiagnostica, dove la barite, la magnetite o il talco possono essere utilizzati come contrasti.

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